Le 3 R che possono aiutarti a salvare una vita.

Si parla di Giornata per la prevenzione del suicidio non per sfruttare tali eventi, ma per sviluppare una sensibilità. Ognuno può fare la sua parte: ecco “le 3 R’’ fondamentali per giocare la partita contro la morte di chi ci sta accanto.

La giornata della prevenzione al suicidio si ricorda a livello mondiale dal 2003 perché questo è un fenomeno esteso su scala globale.

Sono noti i dati a nostra disposizione.

Il suicidio è fra le tre principali cause di morte per persone di età compresa tra i 15-44 anni. Ma ciò non lo lega ad uno specifico periodo della vita.

La storia di Robin Williams – che qui si intende ricordare, non sfruttare per l’appunto – è nostro malgrado esemplare.

Robin muore suicida nel 2014 all’età di 63 anni. Il che ci porta a conoscere la prima delle 3 R che possono aiutarti a salvare una vita.

OMS - Statistiche globali per il fenomeno del suicidio nel mondo - 2016

1. Riconosci.

Robin Williams

I soggetti suicidari, secondo le statistiche, tendono ad essere persone che hanno ricevuto una diagnosi di disturbo mentale.

Ci racconta Cherri Mins, truccatrice del grande attore sul set de “Una notte al museo 3”

 

A Robin venne diagnosticata una forte depressione, che diluiva con l’alcool.
Cherry Mins
Make Up Artist di Robin Williams

Spesso, infatti, questi due elementi si tengono per mano.

La stretta correlazione tra suicidio e disturbi psicologici (soprattutto la depressione maggiore), parrebbe un’ovvietà.

Ma è qui il punto.

La sofferenza psichica per Shneidman (1996) è lo stimolo al suicidio. Il soggetto cerca di mettere a tacere il dolore psicologico con un passaggio all’atto che mira all’annientamento di sé, che punta a mettere a tacere ogni senso.

Non è facile riconoscere la sofferenza da soli, ma bisogna tendere l’orecchio ed avere il coraggio di chiedere aiuto.

Contattare uno specialista è la prima cosa da fare e la più importante. Sconsiglio vivamente di ignorare tale possibilità.

Nonostante questo, nel caso in cui tu o la persona a cui stai pensando non siano pronte o si sentano a disagio di fronte a questa unica possibilità di salvezza, è possibile ricevere una prima assistenza contattando l’organizzazione di volontariato Telefono Amico Italia.

Puoi trovarne i contatti in fondo a questo post.

Ma andiamo avanti.

2.Rispetta

Photo by Pixabay

Il punto concettualmente più semplice, ma praticamente molto difficile da osservare.

Si fa presto ad etichettare una persona come “pazza” e la naturale conseguenza di questo vizio della coscienza sociale è l’isolamento, lo schernimento di persone che provano sofferenza.

Potrebbero dimostrarla con esternazioni atipiche, forse eccezionalmente esagerate, a volte anche aggressive o pericolose per sé stessi o per gli altri.

 

E se nessuno è santo tanto da poter esercitare una lucida compassione nei confronti di chiunque abbia tali atteggiamenti, bisogna fare, quantomeno con chi ci sta intorno, con i nostri cari, un esercizio di sospensione del giudizio.

Rispettare la sofferenza, anche quando si maschera da ira, spingere il naso al di là del velo della nostra limitata e limitante percezione del mondo e delle persone.

Ed ultimo ma non ultimo. 

3.Resta

Sempre per bocca di Cheri Mins, truccatrice del grande attore consociamo un altro aneddoto di questa triste storia:

Ricordo che ogni giorno Robin singhiozzava tra le mie braccia. Fui colpita dalla mia incapacità di dare sollievo a quel dolore.

Cherry Mins
Make Up Artist di Robin Williams

L’epilogo della storia di Robin Williams è tragicamente noto a tutti noi: per quel che ha potuto, Cheri è rimasta al suo fianco. Nonostante il malessere che quell’incapacità le generava.

Dovuta precisamente a cosa?

Un altro elemento fondamentale nel fenomeno del suicidio infatti è l’assenza di speranza.

Non c’è possibilità di sollievo, non esiste al mondo una chance per poter alleviare questo dolore così profondo. Così il soggetto preferirebbe la morte piuttosto che vivere un altro giorno nelle sue condizioni.

Nonostante questo buco nero della vita, nei confronti dei nostri cari, amici o parenti, abbiamo la responsabilità di restare, di non mollare nonostante il buio sia tale da non lasciarci intravedere spiragli di rinascita.

Perché, nonostante non sia facile né piacevole, è sempre possibile ripartire da un nuovo punto.

In conclusione, posso affermare questo. 

Il suicidio non è un fenomeno che deve, a mio avviso, essere giudicato; per far sì che si possa intervenire tempestivamente, bisogna comprendere la problematicità del fenomeno.

Di fatto, in molti casi il suicidio è prevenibile, ed ognuno può fare la sua parte anche in modo apparentemente invisibile per salvare una vita: Riconoscere, Rispettare, Restare.

Queste tre ‘’R’’ sono fondamentali per giocare la partita contro la morte di chi ci sta accanto e che ogni giorno, silenziosamente, passeggia al nostro fianco con un sorriso stampato sul volto. Con la perfetta maschera di una profonda sofferenza che al nostro sguardo è irraggiungibile.

  

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